Alchimia
Nel capitolo "Alchimia" le riflessioni di Giacco si intrecciano e continuano ad intrecciarsi, qualunque sia il punto di partenza tutto sembra, in questo stadio, manifestarsi in un intreccio di corde.
Le corde che in una fase iniziale rappresentano la scalata, raffigurano un percorso che ci tiene in bilico o ci manovra, diventeranno poi lacci che avvolgono la mente, che siano fattori esterni oppure rappresentino la mente stessa questo l’artista non lo sa ancora, ma passerà poi a collocarli nella resurrezione come elementi che perdono la peculiarità tensiva, lacci cadenti, e proprio come un ormeggio che viene sganciato, così l’artista si sgancia dai preconcetti, accetta la natura fallibile dell’individuo e comprende che non esista una verità assoluta che sia di per se retta.
Nel suo percorso l’esigenza di dover coniugare la natura umana, fallibile ed imperfetta, con la luce, la porta a comprendere ora che il passo fondamentale risiede nella accettazione della propria natura, l’accettazione che conduce alla pace, all’armonia.
L’individuo appare ora completamente composto da corde, funi che rappresentano condizionamenti, sogni, percorsi, funi che nel bene e nel male rappresentano la natura di ogni essere, che sono parte dello stesso ed al contempo appartengono all’universo, il Tutto è composto dalla stessa materia.
Una materia, quella della fune, che l’artista osserva percependone il gesto , il movimento che si compie per definirla, un movimento a spirale che come la struttura del DNA ha insito il codice della vita. Di qui si apre il capitolo della bellezza matematica. L’artista si interroga, studia e ricerca, trovando un forte spunto dal passato. Nel Seicento la rivoluzione scientifica modificò l’approccio allo studio della natura, utilizzando il numero come strumento di indagine.
Nel Saggiatore (1623) lo scienziato toscano Gallileo Gallilei sostiene che il grandissimo libro della natura è scritto con i caratteri della geometria.
«La filosofia [della natura] è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscere i caratteri ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi [sic] è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto»
Il Saggiatore (1623), in Opere, vol. VI, p. 232.
La struttura individuata dall’artista, la spirale, è effettivamente una delle forme geometriche più diffuse in natura, la spirale come struttura onnipresente; dalle molecola del DNA, ai fiori, alle conchiglie, alle galassie, è un elemento che diventa legge della terra e del cosmo, del mondo microscopico e del mondo macroscopico, l’elemento di congiunzione con l’universo. Ed ancora gli studi dell’artista procedono trovando maggiori dimostrazioni. La fune è infatti un elemento considerato un simbolo sacro che può essere rintracciato anche nei più antichi miti orientali che parlavano di una corda che scendeva dal cielo per sottolineare la discesa degli Dei sulla terra, la corda come elemento di congiunzione tra uomini e Dei, tra terra ed Universo, un elemento di comunione riconosciuto nei due mondi. Un elemento chiave.
tra le indagini più significative c’è poi la spirale logaritmica legata alla serie di Fibonacci, la cui peculiarità risiede nel fatto che il rapporto tra termini successivi può essere approssimato al numero 0,618 definito come il rapporto della sezione aurea. La sezione aurea, cui è legato il concetto di bellezza, di armonia, detta in passato proporzione divina. Sin dall’antichità infatti questa proporzione è stata considerata simbolo dell’armonia dell’universo, tant’è che Keplero arrivò a ritenere che l’ordine dell’universo fosse basato sulla proporzione divina: “Sono convinto che questa proporzione geometrica servì da idea al Creatore, quando Egli introdusse la generazione continua di forme simili da forme simili tra loro.“ In questo capitolo di opere l’artista lega quindi la bellezza e l’armonia alla accettazione della propria natura, natura imperfetta ma al contempo divina.